Anche quest’anno la Baia di Santa Teresa ha ospitato i ragazzi dei i campus WWF Travels, organizzati da Verdeacqua e Scuola di Mare che, da giugno ad inizio agosto, si sono dedicati alla scoperta delle meraviglie sommerse della baia.

Per 7 settimane bambini e ragazzi hanno contribuito alla rigenerazione della Baia di S. Teresa attraverso The Oyster Project, sotto la guida da Sofia Lorenzini (studentessa magistrale dell’Università di Milano Bicocca ed ENEA) che ha spiegato loro l’importanza di contribuire attivamente alla ‘rigenerazione’ di un ambiente marino ‘stressato’ come quello della baia. Sofia, insieme agli educatori di Verdeacqua e Scuola di Mare, ha guidato i ragazzi nella realizzazione di strutture naturali (cuscini) costituite da reti di canapa (fornita dallo Reeco) e gusci dell’ostrica concava (Magallana gigas), coltivata dalla Cooperativa di Mitilicoltori Associati. Questi cuscini sono stati poi posizionati sul fondo della baia dai ragazzi e gli educatori in snorkeling rendendo disponibili, sul fondo fangoso, dei substrati tridimensionali per la colonizzazione di organismi del benthos (molluschi, vermi, briozoi, alghe,..).

Questo progetto di ‘citizen’s science’ che Smart Bay S. Teresa porta avanti da tre anni è fondamentale per tre motivi: 1) Implementare i servizi ecosistemici svolti dagli ecosistemi marini della baia attraverso la loro rigenerazione; 2) Adottare soluzioni ‘circolari’ con il riutilizzo scarti provenienti dalla molluschicoltura e dall’industria tessile, riducendo i costi di smaltimento, le emissioni di CO2 associate allo smaltimenti e impiegando una risorsa importante come quella delle conchiglie nel suo ambiente naturale, il mare; 3) Rendere i cittadini e i produttori parte attiva di un processo di cambiamento importante, con la Natura al centro. Non ultimo, The Oyster Project è parte di un percorso rigenerativo molto più ampio che interessa l’intero Golfo e che prevede, nel lungo periodo, la conoscenza, tutela e ripristino dei ‘letti’ ad ostrica piatta (Ostrea edulis), specie nativa e presente nel Golfo dalla fine del ‘1800 ma in forte sofferenza a causa degli impatti antropici diretti ed indiretti.

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