I gusci dei molluschi, mitili ed ostriche, a base di carbonato di calcio (CaCO3) sono dei biomateriali di grande importanza ed il loro riutilizzo può produrre notevoli benefici per l‘ambiente ed elevati vantaggi per l’economia. Ad oggi però, la gestione degli scarti, derivanti dalla produzione e dalla ristorazione, rappresenta ancora un problema su scala globale con costi molto elevati. Sebbene da oltre 20 anni si conosca il potenziale di ‘valorizzazione dei gusci’, cioè il valore dei gusci da un punto di vista economico, sociale ed ambientale (particolarmente pertinente in un sistema che mira al riciclo, allo scarto zero dall’industria ed a sistemi economici circolari) ad oggi ancora non esistono soluzioni veramente sostenibili per il loro riutilizzo in ambiente marino. Le maggiori quantità di gusci di scarto vengono impiegati in due settori principali: l’industria alimentare del pollame e l’agricoltura, che però non sempre incontrano criteri di sostenibilità. Esiste un altro settore molto importante, poco studiato ma con grosse potenzialità di sostenibilità, all’interno del quale si inserisce il presente progetto, che riguarda il riutilizzo delle conchiglie nell’ambiente marino attraverso la creazione di strutture ad “impatto 0” che agevolino l’insediamento di organismi che forniscono servizi ecosistemici (progetto correlato)
The Oyster Project. Il progetto, che nasce dalla cooperazione tra ricerca, molluschicoltura, pesca, piccole medie imprese del tessile (Studio Cipriani), municipalità, associazioni di turismo sostenibile ed educazione ambientale ha come obiettivo la realizzazione di strutture costituite da bio-materiali (iuta, canapa) e/o materiali riciclati dalla pesca e gusci di scarto derivanti dalla produzione di ostriche (Crassostrea gigas), per fornire dati preliminari sull’efficacia di soluzioni (reef) circolari nella rigenerazione di una parte della baia, ricca di biodiversità, ma fortemente impattata.
Il progetto ha tre obiettivi principali: 1) riutilizzare scarti di produzione della molluschicoltura per la creazione di soluzioni per aiutare la rigenerazione dell’ambiente marino (i.e. promozione della biodiversità); 2) testare biomateriali o materiali di origine vegetale (iuta, canapa) in mare, nonché riciclare materiali di attrezzature usate nella pesca, di origine naturale per una seconda vita; 3) coinvolgere attivamente i produttori, i pescatori e i cittadini in un progetto rivolto alla rigenerazione del mare, sensibilizzandoli, con azioni pratiche (recupero di scarti di produzione, recupero di materiali per una seconda vita, realizzazione di soluzioni circolari da testare in mare), sull’importanza di realizzare soluzioni sostenibili che, inserite in ambienti marini fortemente impattati, possano essere impiegate come soluzioni per il recupero e la rigenerazione di habitat (Habitat Restoration).