Le ostriche, molluschi bivalvi, svolgono dei Servizi chiave all’interno dell’ecosistema marino: sono filtratori (filtrano 140 l di acqua al giorno) per cui aiutano a pulire l’acqua dell’ambiente in cui vivono, inoltre formano vere e proprie strutture sommerse, i ‘letti ad ostriche’. Crescendo le une sulle altre, edificano delle barriere che aiutano ad aumentare la complessità del fondale, particolarmente importante in aree portuali, offrendo cosi spazi per il rifugio e la vita di una gamma di organismi e, non ultimo, agendo come vere e proprie barriere fisiche che proteggono la costa dall’azione erosiva del mare. Uno dei ruoli chiave delle ostriche è inoltre quello di agire come ‘carbon sink’ ovvero la capacità di utilizzare il carbonio disciolto in mare per edificare le loro conchiglie che, come veri e propri sassi, non lo rendono disponibile per la formazione di CO2.
La presenza dell’ostrica piatta nel Golfo della Spezia risale al 1800, tuttavia i forti impatti antropici diretti quali l’urbanizzazione della costa, lo sviluppo dei porti militare e commerciale, l’inquinamento delle acque e del fondale, ed indiretti quali la scomparsa di habitat marini, l’impoverimento e modifica del substrato, l’alterazione dei tassi di sedimentazione e, non ultimo, il cambiamento climatico ne hanno messo a dura prova la sopravvivenza. Ciononostante O. edulis è ancora presente in alcune zone del Golfo della Spezia e perfino nell’area portuale, dove si è adattata a crescere sopra catenarie, cime, pontili e strutture artificiali. Le alterazioni a carico del fondale sono tali da non consentire la sopravvivenza di ‘letti ad ostriche’ ma la persistenza della specie nonostante i forti impatti è segnale della resilienza della popolazione locale di ostrica piatta.
Grazie al progetto PNRR RAISE (Ecosistema dell’Innovazione) che prevede, tra le varie attività, una progetto sulla rigenerazione di aree portuali attraverso approcci circolari e soluzioni basate sulla natura (NBS), ENEA, insieme alla Cooperativa di Mitilicoltori Associati, la Fondazione IMC e il corso di Dottorato in Marine Sciences and Management dell’ Università di Milano Bicocca, realizzerà un progetto per la rigenerazione della Baia di S. Teresa che tra gli obiettivi ha il ripristino dei letti ad O. edulis, come esempio di NBS in ambiente portuale.
Il progetto, lanciato durante l’Oyster Fest che si è svolta dal 10 al 12 maggio a La Spezia, viene realizzato grazie a due dottorati di ricerca e una tesi magistrali tra ENEA, Università di Milano Bicocca e Università di Bologna. Attualmente si sta procedendo alla realizzazione di strutture di captazione per le larve di ostriche costituite da ‘cappelli cinesi’ (figura 2A) e gusci di ostriche in fibre naturali quali canapa (fornita da Reeco) (figura 2B) posizionate in 3 siti all’interno del Golfo, che verranno monitorati nell’arco di 12 mesi per verificare la presenza e crescita di giovanili di ostriche.
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Figura 2. Sistemi per la captazione della larve di ostrica: cappelli cinesi (A) e retine di canapa con gusci (B), trattati con calce.
Inoltre, verranno realizzate misure di crescita e sul metabolismo (respirazione e calcificazione) degli adulti di O. edulis che caratterizzano la popolazione naturale (figura 3) per monitorare il loro stato di salute nel Golfo. Alle misure biologiche si affiancheranno misure dell’ambiente realizzate grazie all’Osservatorio Smart Bay S. Teresa che verrà potenziato nei prossimi mesi grazie al PNRR-IR EMBRC-UP.
Figura 3. Esemplari di Ostrea edulis raccolti nel Golfo della Spezia e tenuti all’interno delle lanterne.
A cura di: Erica Gabrielli, Sofia Lorenzini